Un atto unico, questo di Flaiano sulla guerra,
unico per propria natura e composizione
fatto di simboli e figure simboliche,
come il Ministro, la Signora o il Perito Religioso
personaggi senza nome, né volto o carattere, animati solo da tic:
« … la guerra deve essere fatta perché garanzia dell’esistenza della pace … »;
« … le guerre si fanno amando il capitano e odiando il colonnello … » … ;
« …noi combattiamo per la libertà del nostro nemico!»
Luoghi e tempi sono imprecisati e sconosciuti
ma per i generali le guerre si combattono sulle carte geografiche
dove tutto è geometricamente logico e ragionevole
sebbene sempre sopra le righe.
Le contraddizioni si accalcano alle contraddizioni
su cui sgomitano i luoghi comuni:
il nemico è ‘ad ogni costo’ ed il renitente diviene ‘soggiogato’,
per uno spettacolo come la guerra mai gratuita nella carne come nella mente,
che accompagna da sempre la storia dell’uomo e la sua natura
sconvolgendone aspirazioni ed avvenire. (a.m. II’23)
•••
La guerra spiegata ai poveri
ENNIO FLAIANO – 1946
Un palco da cerimonie addobbato con stemmi e bandiere. Una poltrona nel centro. A destra, in fondo, una pedana con una poltroncina e una vittoria alata in bronzo. A sinistra una panchina e un leone impagliato. In fondo a sinistra un monumento ai Caduti della penultima guerra, con un cartello così concepito: « Progetti a richiesta ».
(Al levarsi del sipario si ode una fanfara di clarino e tamburo. In piedi sulle poltrone, spalle rivolte alla platea, sono il Presidente, la Signora, il Generale e il Perito religioso. Agitano fazzoletti e cappelli, salutando truppe immaginarie che partono. L’Autore si tiene discosto, presso la ribalta, e osserva. La fanfara si allontana, finisce. Allora i quattro personaggi, con un elegante salto, scendono e si voltano. Respiro di sollievo).
Presidente – Un pensiero di meno!
Signora – Che ufficiali perfetti!
Generale – A un soldato mancava un bottone!
Perito religioso – Però il cappellano andava al passo.
Presidente – Concludendo: sono partiti.
(L’Autore si fa avanti.
Tutti prendono pose ufficiali).
Autore – Allora ci siamo, signor presidente!
Presidente – Sì. Il dado è tratto. Dichiarata questa guerra, non abbiamo adesso che uno scopo: vincerla o, perlomeno, continuarla. Mentre si spegne nelle strade l’eco della manifestazione di gioia degli interventisti e gli studenti, ripiegate le bandiere, si dirigono verso le più economiche case di tolleranza, noi ci siamo qui riuniti per discutere i nostri piani. Desidera altro?
Autore – Sì, eccellenza. A che ora precisamente sono cominciate le ostilità?
Presidente – Il generale, ministro della guerra, le darà tutte le informazioni del caso.
Generale – Le ostilità propriamente dette sono cominciate alle ore 10,25 di stamane. Ma possiamo affermare che il nemico, sdegnando ogni leale condotta, le ha iniziate con un intenso lancio di sassi e di materie fecali contro un nostro doganiere alle ore 7,15: quindi tre ore e dieci minuti prima che noi sparassimo il rituale colpo di fucile.
Autore – Come si chiama il soldato che ha sparato il primo colpo?
Generale – Per una gentile tradizione il primo colpo viene sparato da persona estranea al conflitto. Si sceglie, di solito, una personalità dell’arte o della scienza cara al pubblico, oppure una attrice o uno sportivo di fama. Debbo aggiungere però che il primo colpo viene sparato in aria.
Autore – Bene, chi ha sparato questa volta?
Generale – La signora.
Signora – Sì, è stato davvero emozionante.
…
–––––––––––––––––––––—
Da:
HTTP://COPIONI.CORRIERESPETTACOLO.IT