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Edward WESTON

I dia­ri di un arti­sta in gene­re sono scar­ni, a vol­te crip­ti­ci o “par­la­ti”,
ma sem­pre affa­sci­nan­ti, per la scrit­tu­ra di get­to, emo­ti­va, ver­ga­ta a pro­prio uso.

Il foto­gra­fo E. Weston tra­smet­te al let­to­re il per­so­na­le stress
nel riser­va­re atten­zio­ni pro­fes­sio­na­li ad un ogget­to che è cer­to scultoreo,
ma ancor più “tem­pio” di una fun­zio­ne uma­na non trascurabile
per la qua­le qual­cu­no, nel­la casa, potreb­be riven­di­ca­re un uso pressante;
si trat­ta infat­ti di un W.C.!
Un’in­quie­tu­di­ne che – fuor d’i­ro­nia – può gene­rar­si in ciascuno
se ha spe­ri­men­ta­to uno sta­to men­ta­le di tale “urgen­za”
a cau­sa di un com­por­ta­men­to che pos­sa appa­ri­re sospet­to o sia inesprimibile.

Dun­que, fin­ché i cate­go­ri­ci mar­gi­ni dell’inquadratura
non abbia­no defi­ni­ti­va­men­te sigil­la­to le emo­zio­ni del fotografo,
e la luce com­piu­to inte­ro il suo per­cor­so all’in­ter­no del mantice
giun­gen­do alla la super­fi­cie sen­si­bi­le del­la lastra,
tali tra­va­gli con­ti­nue­ran­no a scon­trar­si con i com­por­ta­men­ti esteriori.

Acca­de che la for­ma – pla­sma­ta dal­la luce –
a vol­te crei emo­zio­ni pur sen­za avva­ler­si di un incro­cio di sguar­di (a.m. XII/’24)

***

21 otto­bre [1925].   … Ho foto­gra­fa­to il nostro gabi­net­to, quel reci­pien­te smal­ta­to e luci­do di straor­di­na­ria bel­lez­za. Si potreb­be sospet­ta­re che io sia in uno sta­to d’a­ni­mo cini­co …, quan­do potrei occu­par­mi di bel­le don­ne o di “Dio, all’a­ria aper­ta”, – o addi­rit­tu­ra si potreb­be pen­sa­re che la mia men­te sia per­cor­sa da imma­gi­ni libi­di­no­se cau­sa­te da inappetenza.

E. Weston EXCUSADO – 1925

Ma no! La mia ecci­ta­zio­ne era un’as­so­lu­ta rispo­sta este­ti­ca alla for­ma.  Per mol­to tem­po ho pen­sa­to di foto­gra­fa­re que­sto uti­le ed ele­gan­te acces­so­rio del­la vita igie­ni­ca moder­na, ma solo quan­do ho con­tem­pla­to la sua imma­gi­ne sul vetro sme­ri­glia­to [del­la mac­chi­na foto­gra­fi­ca] ho capi­to le pos­si­bi­li­tà che mi si pre­sen­ta­va­no. Ero entu­sia­sta! – qui c’e­ra ogni sen­sua­li­tà del­la “for­ma uma­na divi­na”, sen­za imper­fe­zio­ni.  Mai pri­ma i Gre­ci ave­va­no distil­la­to una visio­ne più signi­fi­ca­ti­va del­la loro cul­tu­ra, che in qual­che modo mi ricor­da­va – nel­la glo­rio­sa bel­lez­za del­le postu­re più caste e fino al loro spin­ger­si oltre la for­ma e il movi­men­to del­le linee – la Vit­to­ria di Samo­tra­cia.   Eppu­re, chi è ottu­so si rivol­ge con nostal­gia ai “gior­ni clas­si­ci” del­l’ar­te! Ora atten­do con ansia lo svi­lup­po del­la pel­li­co­la esposta.

30 otto­bre.   Pro­vo alcu­ne varia­zio­ni con il W.C. Da cer­te ango­la­zio­ni appa­re piut­to­sto osce­no: i nuo­vi pun­ti di vista cam­bia­no la rea­zio­ne emotiva.
Solo un’al­tro nega­ti­vo for­se mi sareb­be pia­ciu­to, non aven­do scat­ta­to la pri­ma inqua­dra­tu­ra. Comun­que non ho fini­to, le linee viste qua­si dal livel­lo del pavi­men­to sono mol­to ele­gan­ti, ma per lavo­ra­re così in bas­so devo usa­re un soste­gno per l’ap­pa­rec­chio diver­so dal mio treppiede.

1 novem­bre.   È sta­to più sem­pli­ce di quan­to pen­sas­si: appog­gian­do la mia mac­chi­na foto­gra­fi­ca sul pavi­men­to sen­za trep­pie­de ho tro­va­to esat­ta­men­te quel­lo che vole­vo e ho rea­liz­za­to quat­tro nega­ti­vi sen­za cam­bia­re il pun­to di vista, se non la foca­le del­l’ot­ti­ca. … ne sce­glie­rò uno da stampare.

4 novem­bre.   Se qual­cu­no mi chie­des­se non saprei rispon­de­re qua­le pre­fe­ri­sco: se la pri­ma o l’ul­ti­ma inqua­dra­tu­ra. Il nuo­vo W.C. mi pia­ce di più: for­se il pri­mo, o il secon­do, o meglio l’ul­ti­mo, così diver­so da non esse­re para­go­na­bi­le; altret­tan­to ele­gan­te nel­le linee e digni­to­so come l’al­tra. … Mi pia­ce di più il nega­ti­vo rea­liz­za­to con la foca­le più cor­ta, per­ché avvi­ci­nan­do­mi e met­ten­do­mi sot­to la taz­za ho otte­nu­to miglio­ri proporzioni.
Ma ho un dispia­ce­re, tut­to dovu­to alla mia fret­ta, disat­ten­zio­ne, stu­pi­di­tà, e mi pren­do a cal­ci con pia­ce­re. Il coper­chio di legno si vede in alto, per un quar­to di pol­li­ce, ma è una distra­zio­ne suf­fi­cien­te. Natu­ral­men­te l’ho nota­to sul mio vetro sme­ri­glia­to, … ; un’a­zio­ne così sem­pli­ce come svi­ta­re il coper­chio non mi è venu­ta in mente.
Ho solo una scu­sa per me stes­so, che ho fat­to tut­ti que­sti nega­ti­vi sot­to gran­de stress, temen­do ogni momen­to che qual­cu­no chia­ma­to dal­le pro­prie neces­si­tà, desi­de­ras­se usa­re la toi­let­te per sco­pi diver­si dai miei.
Dovrò ora ritoc­ca­re in alto – dif­fi­ci­le, essen­do nero – o affron­ta­re lo sfor­zo e la spe­sa di ripe­te­re la “sedu­ta”? Non sono cer­to con­ten­to di dover ritoc­ca­re que­sto bel nega­ti­vo … ma rifa­re il lavo­ro signi­fi­ca una mez­za gior­na­ta di lavo­ro, con­fu­sio­ne e costo­sa pel­li­co­la pan­cro­ma­ti­ca. Ini­zie­rò a ritoc­ca­re e poi vedrò!
Pome­rig­gio –   Ora … vedo con più chia­rez­za. Toglie­re il coper­chio del gabi­net­to, svi­tan­do­lo o ritoc­can­do­lo, lo ren­de­reb­be meno gabi­net­to, e io devo voler­lo più gabi­net­to e non di meno. La foto­gra­fia è rea­li­smo! Per­ché cer­ca­re scuse?

Marilena_1990  •  archi­vio a.m.

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PHOTOGRAPHY IN PRINT – Wri­tings from 1816 to the Pre­sent • Vic­ki Gold­berg ed. 1981 pgg. 305–6 – Edward Weston Day­books (trad. a.m.)
In alto: EXCUSADO ‑1925 • 19,2 x 24,2 cm · Gela­tin Sil­ver Print – https://www.metmuseum.org/art/collection/search/283282

Pubblicato in S.T. DREAMs