Billy (o il suo alter-ego Vonnegut) viaggiò nello spazio in ogni direzione, …
… non solo nel sottosuolo, nelle cantine del “mattatoio” di Dresda
dove si ritrova – prigioniero dei tedeschi –
all’esplodere dei bombardamenti alleati sulla città, quel 13 febbraio del ‘45;
non solo viaggiò nei cieli, unico superstite di un incidente aereo
mentre si recava ad un convegno internazionale di Ottici;
o in un film a ritroso, in cui bombardieri americani, sorvolando una città tedesca in fiamme,
«… aprirono gli sportelli delle bombe che» per magnetismo «risucchiarono le fiamme,
le chiusero entro contenitori cilindrici di acciaio, che portarono nel ventre degli apparecchi. … »
Ma viaggiò anche nel tempo «… quando i bombardieri tornarono alla base ed i contenitori di acciaio …,
rimandati negli Stati Uniti, dove …» i cilindri vennero smantellati.
Il pericoloso materiale – mineralizzato – fu sepolto poi nel terreno in luoghi lontani
« … in modo che non potesse mai più fare male a nessuno. …».
Ma Billy sperimentò anche la quarta dimensione, in un disco volante trafalmadoriano
«che navigava sia nello spazio che nel tempo …» (!) e dunque «… venuto dal nulla».
Non solo un romanzo pacifista e schizofrenico,
uno sfogo ‘ateo’ e furioso che rimane comunque immune dall’attribuzione di giudizi,
ma anche un tentativo di sondare
l’impalpabile spaziotemporalità dell’esistenza. (a.m. III ’22)
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BILLY (Mattatoio n° 5)
… Quando Billy tornò a Ilium dopo l’incidente aereo, se ne stette per un po’ tranquillo. Aveva una terribile cicatrice in cima al cranio. Non riprese il lavoro.
In casa aveva una domestica. La figlia andava da lui quasi tutti i giorni.
E poi, senza alcun preavviso, Billy andò a New York, e riuscì a entrare in un programma radio di conversazioni notturne. Disse che aveva viaggiato nel tempo. Disse anche che nel 1967 era stato rapito da un disco volante. Il disco volante veniva dal pianeta Tralfamadore, disse. Lui era stato portato a Tralfamadore, dove era stato esibito nudo in uno zoo.
Lì era stato accoppiato a un’abitante della Terra, ex diva del cinema, di nome Montana Wildhack.
Alcuni tiratardi di Ilium sentirono Billy alla radio, e uno di loro chiamò la figlia di Billy, Barbara. Barbara ne fu preoccupata. Lei e il marito andarono a New York e riportarono Billy a casa.
Billy seguitò tranquillo a ripetere che tutto quel che aveva detto alla radio era vero. Disse che era stato rapito dai tralfamadoriani la notte del matrimonio di sua figlia. Non si erano accorti della sua mancanza, disse, perché i tralfamadoriani avevano deformato il tempo della sua scomparsa, cosicché aveva potuto vivere a Tralfamadore per anni, e star lontano dalla Terra solo per un millesimo di secondo.
Passò un altro mese senza incidenti, e poi Billy scrisse una lettera al ‘News Leader’ di Ilium, e il giornale gliela pubblicò. In essa descriveva gli esseri di Tralfamadore.
La lettera diceva che erano alti sessanta centimetri, erano verdi, e avevano una strana forma. Le loro ventose d’aspirazione erano a terra, e i loro gambi, estremamente flessibili, puntavano di solito verso il cielo. In cima a ogni gambo c’era una piccola mano con un occhio verde nel palmo.
Questi esseri erano amichevoli, e erano in grado di vedere in quattro dimensioni.
Sentivano pietà dei terrestri che avevano esclusivamente una capacità visiva tridimensionale. Sapevano molte cose meravigliose da insegnare agli abitanti della Terra, specialmente riguardo al tempo.
Billy promise di dire quali fossero queste cose meravigliose nella sua prossima lettera.
Billy stava scrivendo la sua seconda lettera quando venne pubblicata la prima.
La seconda cominciava così:
“La cosa più importante che ho imparato a Tralfamadore è che quando una persona muore, muore solo in ‘apparenza’. Nel passato essa è ancora viva, per cui è molto sciocco che la gente pianga ai suoi funerali. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno.
I tralfamadoriani possono guardare ai diversi momenti come noi guardiamo un tratto delle Montagne Rocciose.
Possono vedere come siano permanenti i vari momenti, e guardare ogni momento che loro interessi.
E’ solo una nostra illusione di terrestri quella di credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che una volta che un istante è trascorso è trascorso per sempre.
Quando un tralfamadoriano vede un cadavere, tutto quello che pensa è che il morto è, in quel particolare momento, in cattive condizioni, ma che la persona sta benissimo in una quantità di altri momenti. Ora, quando io sento che qualcuno è morto, alzo le spalle e dico quel che dicono i tralfamadoriani dei morti e cioè ‘Così va la vita’.” …
Oscar MONDADORI ed. 1988 pgg. 42- 44 • trad. Luigi Brioschi